Feste Ebraiche
a cura di Francesco Mian
La Religione Ebraica prescrive numerose Festività (ebraico חגים chaghim, plurale di חג chag, festa) intese come giorni in cui si ricorda un avvenimento particolare o un particolare momento dell'anno. Il termine festività non deve però far pensare ch...
Feste Ebraiche
a cura di Francesco Mian
La Religione Ebraica prescrive numerose Festività (ebraico חגים chaghim, plurale di חג chag, festa) intese come giorni in cui si ricorda un avvenimento particolare o un particolare momento dell'anno. Il termine festività non deve però far pensare che tutte queste ricorrenze siano felici: alcuni sono giorni di lutto e digiuno a ricordo di momenti tragici nella vita del popolo ebraico.
Essendo riferite al Calendario Ebraico, di lunisolare e non solare come il comune Calendario Gregoriano, le feste ebraiche non corrispondono ai giorni secondo i mesi non ebraici dell'anno detto anche "civile": quindi le Ricorrenze Ebraiche non corrispondono a quelle di altre religioni, almeno non nei vari calendari, come descritto (cfr Benedizione, Bereshit, Capodanno Ebraici, Rosh Chodesh, Sefer Yetzirah e Shabbat). Le Festività possono essere divise in vari gruppi a seconda della loro importanza.
Così come lo spazio sacro è organizzato attraverso i Santuari, il tempo sacro viene scandito dalle Feste.
Le fonti bibliche che fanno riferimento alle feste sono di due tipi diversi: esistono le prescrizioni dei libri apodittici e quanto sta scritto nei libri storici; ma solo alcune delle Feste Ebraiche che si conoscono sono nominate in questi testi: la Pasqua e la festa degli Azzimi, quella delle Settimane (o Pentecoste, šabu'ot), il Capodanno e la festa delle Capanne (sukkot); per questi tre momenti festivi, secondo il dettato di Deuteronomio, era prescritta la visita del santuario (Gerusalemme, secondo la pratica post-esilica).
I tre periodi di festa (Pasqua, Pentecoste e feste Autunnali) che menziona la Bibbia sono "legate al ritmo annuale dell'economia agropecuaria"]. La pesaḥ è una festa primaverile, che celebra la ricchezza del gregge in espansione; Pentecoste è una festa delle primizie della terra; in autunno si svolgono il Capodanno ("festa dello squillo di tromba" o "festa della grande adunanza") e la festa delle Capanne (festa del raccolto); si tratta di feste che si svolgono in più giorni e che prevedono l'astensione dal lavoro e dalle pratiche del sacrificio; la prescrizione di vivere in capanne è comune ad altre feste di popoli mediterranei.
Nella Bibbia è ravvisabile un tentativo di rilettura delle antiche feste tradizionali in funzione di collegamento agli episodi più significativi della storia del popolo ebraico, anche se solo la Pasqua è legata in modo esplicito alla fuga dall'Egitto. Oltre a poter presumere che lo schema delle feste pre-esiliche fosse appunto scandito dai tempi dell'agricoltura, non si può definire meglio questo calendario: un documento epigrafico, detto Calendario di Gezer (probabilmente del X secolo a.C.), scoperto ai primi del XX secolo dall'irlandese Robert Alexander Stewart Macalister, non aiuta a intendere lo schema delle feste, poiché non le menziona.
C'è infine da tenere conto della sacralità del sabato, fondata sul dettato di Genesi, 2.2-3: anche l'uomo si asterrà dal lavoro, così come accade nei periodi di festa; è inoltre vietato accendere fuochi; diversi sono i passi biblici che fanno riferimento al riposo settimanale; il ciclo del sette si ripete: il settimo anno è anno sabbatico e prevede la remissione dei debiti fra Israeliti (la terra alienata veniva riconsegnata a chi l'aveva perduta); inoltre, i campi riposavano: poveri e animali si nutriranno dei prodotti spontanei; infine, il settimo anno sabbatico era il giubileo.
• note da Wikipedia
altre notizie da Aquino
Le feste ebraiche si svolgono al ritmo delle stagioni, specialmente in primavera e in autunno; hanno, infatti, un valore storico, agricolo e religioso; iniziano la sera al tramonto, perché nella Genesi, alla fine di ogni giorno della creazione, si legge: «E fu sera e fu mattina», e la sera viene nominata prima della mattina. Grosso modo, si possono dividere in tre gruppi, i primi due di origine Biblica e il terzo di origine Rabbinica; il primo è il gruppo delle tre feste gioiose o di pellegrinaggio al Tempio: Pasqua, Pentecoste e la Festa delle Capanne; il secondo gruppo è quello delle feste austere o solenni: Capodanno e il Giorno dell'Espiazione; queste feste, in antichità, erano accompagnate da offerte al Tempio, offerte sacrificali di animali e di prodotti della terra;
il terzo gruppo, di origine rabbinica, comprende Purim e Chanukkab; queste sono feste stabilite dai Maestri, particolarmente gradite ai bambini e vissute allegramente dal popolo; tutte ispirate ai grandi eventi dell’antico testamento scandiscono la santificazione del tempo lungo l’intero corso dell’anno; il corno di montone (shofar) è usato per annunciare le festività.
la Pasqua Ebraica (Peshah) oggi
la festa degli Azzimi
Questa è la festa più grande per tutti gli Ebrei; (Pesah) che viene celebrata quasi nello stesso periodo di quella Cristiana; non commemora solo la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto, ma è «memoria» che rende attuale la liberazione oggi per ogni pio israelita; nelle case si tiene un pasto speciale detto seder= ordine.
In origine era un rito di primavera durante il quale si offrivano le primizie dell’orzo ed i primogeniti dei greggi. Questa festa, che cade nel mese di Aviv, chiamato poi mese di Nisan (metà marzo-aprile), fu trasformata in seguito nella commemorazione di un avvenimento fondamentale dell’ebraismo, la liberazione di Israele dalla schiavitù d’Egitto. Nelle famiglie ebraiche è celebrata con particolare solennità e con un pasto rituale e commemorativo, il seder.
altre notizie da Intrage
Le origini della Pesah, Pasqua Ebraica, risalgono, probabilmente, alla festa pastorale che veniva praticata nel Vicino Oriente dai popoli nomadi per ringraziare Dio; i festeggiamenti pastorizi erano legati anche alla "festa del pane non lievitato" – mazzot.
Dopo la liberazione del popolo ebraico, fuggito dall’Egitto guidato da Mosè, la Pasqua Ebraica assunse un diverso significato; Mosè, come è scritto nel dodicesimo capitolo dell’Esodo, programmò la fuga del suo popolo; tutti gli ebrei uccisero un agnello di un anno, consumarono il pasto in piedi con il bastone, pronti per la partenza, e segnarono con il sangue dell’animale le porte delle abitazioni; così facendo tutti i primogeniti ebrei si sarebbero salvati dall’angelo inviato da Dio.
Ancora oggi la Pasqua Ebraica, che inizia con il plenilunio di marzo e dura per otto giorni, è celebrata seguendo antichi riti; durante questi otto giorni tutti gli ebrei ricordano la liberazione dalla schiavitù del proprio popolo dalle vessazioni egiziane e l’inizio di un viaggio lungo 40 anni alla volta della terra promessa.
La celebrazione della Pasqua coinvolge tutti i familiari con la lettura dell’Haggadà – libro della leggenda; in questo periodo, inoltre, sono banditi i cibi lievitati e per questo si mangia esclusivamente il pane azzimo; la tavola, durante la festa, è ricca di cibi simbolici: le erbe amare che ricordano la sofferenza del popolo ebraico, il pane azzimo, l’agnello arrostito intero, le erbe rosse, un uovo che simboleggia il lutto e la salsa charoseth, usata dagli schiavi ebrei in Egitto.
La festa del Capodanno: Rosh Hashana
Si celebra il 1° Tishri (settembre-ottobre); è l’anniversario della creazione e inaugura il periodo in cui Dio giudica l’operato degli uomini nell’anno appena trascorso; tutti sono chiamati a rendere conto del creato affidato alle loro cure; gli ebrei si salutano reciprocamente: «Possa tu essere iscritto e segnato per un buon anno»; la festa adombra anche il futuro verso il quale si muove tutto il creato; durante il culto solenne si suona lo shofar (corno d’ariete) il cui suono proclama l’inizio della redenzione messianica di Israele e dell’umanità: Siamo nel 5758 al sett. 1996.
La festa dell’Espiazione (Kippur)
Viene celebrata il 10 di Tishri ed è un giorno di pentimento e di espiazione per le impurità del popolo, della nazione e dei singoli fedeli. Il gran sacerdote, con un complesso rito espiatorio, offre sacrifici per la purificazione sua e del popolo dalle impurità e dai peccati, pronuncia, l’unica volta nell’anno, il nome di Dio (Jhwh), ed entra, l’unica volta nell’anno, nel «Santo dei Santi» del tempio per offrire il sangue e l’incenso; si ritiene che a Kippur Dio decida i destini degli uomini secondo il loro pentimento.
La festa delle Capanne o tende (Sukkoth)
Si celebra alla fine della vendemmia per ringraziare Javè dei suoi doni generosi; inizia il quindici di Tishri (settembre-ottobre) e dura sette giorni; vi è l’usanza di agitare verso i quattro punti cardinali il frutto del cedro e i rami della palma, del salice e del mirto, e di recitare Salmi; i rami vengono portati poi in processione verso la sinagoga; secondo la tradizione giudaica, rappresentano gli uomini di ogni razza uniti in collaborazione. Le capanne dal tetto di rami o di paglia, nelle quali si consumano i pasti durante la festa, ricordano l’amore costante con il quale Dio assistette gli Israeliti nel deserto. La capanna della festa è stata sempre considerata un simbolo della capanna divina sotto il cui tetto saranno, un giorno, radunati tutti gli uomini; la nota gioiosa della festa è determinata dallo studio della Torah; all’ottavo giorno termina, e ricomincia, la lettura annuale del Pentateuco.
La festa della consacrazione (Hanukkah)
Di origine post-biblica, fu istituita per ricordare la vittoria degli ebrei contro i dominatori della Siria nel 165, quando Giuda Maccabeo liberò Gerusalemme, ripulì il tempio da ogni contaminazione, riaccese il sacro candelabro e ristabilì il culto del vero Dio; si celebra, con l’accensione progressiva di otto luci, il 25 Kislev (dicembre).
La festa del Purim
Ha i caratteri profani tipici del capodanno persiano (con feste di tipo carnevalesco, sospensione della vita normale, interruzione del potere costituito, elezione del re Carnevale...), ma è anche la commemorazione della vittoria di Israele grazie alla donna-eroe Ester; la casa viene illuminata in modo particolare; si legge il libro di Ester e nelle famiglie è occasione di incontri, banchetti, mascherate; viene celebrata nel periodo di febbraio-marzo.
La festa delle settimane o Pentecoste
Questa festa, che si celebra sette settimane dopo la Pasqua, aveva un carattere gioioso per la raccolta del grano, per cui si esprimeva il profondo ringraziamento a Dio; si offrivano oltre alle primizie del grano, olocausti e sacrifici per i peccati; in seguito la festa assunse anche il significato di celebrazione del dono della Torah sul Sinai. Nel giudaismo, dal sedicesimo secolo in poi, è uso rimanere svegli e trascorrere la notte nello studio della Torah, inoltre nel moderno stato di Israele si portano offerte di primizie a beneficio del Fondo Nazionale Ebraico.
Il tisha beav (il 9 del mese di av), che commemora il giorno in cui il primo e il secondo tempio vennero distrutti; è la solennità più triste del calendario giudaico, giorno di dolore e di digiuno.
Si potrebbe aggiungere anche una festa recente: il «giorno dell’indipendenza» (jom hahatsmauth), che ricorda la nascita, nel maggio 1948, dello stato d’Israele; si coglie, nella creazione di questa festa, il riflesso di una fede che cerca di legare ai grandi interventi di Dio nella storia sacra l’avvenimento moderno più significativo per la comunità giudaica; nello stesso tempo, però, questa iniziativa tocca una delle questioni più delicate del dialogo con gli israeliti, controversa anche all’interno della comunità giudaica: quella del movimento sionista e della fondazione dello stato di Israele.