Pietre trasparenti colorate
BREVI NOTE
a cura di Francesco Mian
dal sito “tutto gemmologia”
“Il Libro delle Gemme”
La distinzione dei colori non è ovviamente un argomento facile da affrontare, in quanto quello che viene detto è sempre l’espressione di una interpretazione soggettiva. Partendo dai sette colori base che caratterizzano lo spettro del visibile, è possibile sconfinare in una moltitudine di sfumature presenti nelle gemme. Molti dei colori intensi presenti in alcune gemme più commercializzate, considerate qui di seguito, possono essere accentuati artificialmente con trattamenti…quali ad esempio quelli termici o quelli per irradiazione dei materiali o ancora di impregnazione degli stessi con oli; queste modifiche, ora, non saranno prese in considerazione, in quanto è in analisi la colorazione naturale delle gemme. Altrettanto volutamente non sarà presa in considerazione una pietra importante come il diamante, dato che il suo più consueto aspetto è quello di gemma incolore per antonomasia, pur tenendo presente la possibilità, che questo minerale ha, di evidenziare una gamma di colori anche molto intensi e vivaci, che in questo particolare caso vengono classificati come “colori fantasia”. Si esamineranno quindi, colore per colore, alcune fra le gemme trasparenti più importanti, considerandone anche le diverse tonalità. Seguendo lo schema che rappresenta lo spettro della luce bianca, il percorso inizia dal colore viola, e cioè quello con lunghezza d’onda inferiore rispetto agli altri colori che compongono lo spettro del visibile
Pietre viola
Le gemme di maggior rilievo che presentano questa colorazione sono l’ametista (varietà macrocristallina del quarzo), il corindone v., lo spinello v., la cordierite e la fluorite. In questi minerali il colore viola si osserva generalmente in tonalità morbide che in taluni casi, nelle pietre più pregiate, assumono una decisa intensità, priva di influenze cromatiche diverse. Per la cordierite, che presenta invece un forte pleocroismo, si può anche notare una colorazione tendente al giallo, se osservata in direzione perpendicolare a quella lungo la quale si evidenzia il viola. Inoltre, in quest’ultima gemma, il colore assume spesso sfumature bluastre nonché rossastre, a causa delle inclusioni di ematite e lepidocrocite.
Talvolta si possono osservare alternanze di zone chiaro-scure, sempre della stessa tonalità di colore dette “bande di colore”, dalla forma caratteristica di fasce rettilinee e che, fra le pietre viola, sono riscontrabili tipicamente nell’ametista e nel corindone.
Pietre blu e azzurre
Insieme al colore blu si prende in esame anche l’azzurro, in quanto, spesso, questo secondo colore, viene considerato quale tonalità più chiara del primo. Fra le più importanti pietre trasparenti che presentano questi colori vi sono lo zaffiro (varietà del corindone), la zoisite b., lo spinello b., la fluorite, lo zircone, l’acquamarina (varietà del berillo), il topazio e l’indicolite (varietà della tormalina). Per quanto riguarda lo zaffiro il discorso è un po’ complicato, dato che questa varietà del corindone può presentare tutti e due i colori. E’ difficile stabilire realmente, per questa gemma, dove collocare il confine tra blu e azzurro. Lo “zaffiro blu” è più identificabile con quello di tipo australiano, che presenta appunto questa colorazione in modo piuttosto cupo, a volte risultando quasi nerastro traslucido se non proprio opaco. Ovviamente è facile intuire che dette pietre sono le meno pregiate. Un blu lievemente più chiaro e più omogeneo si ha negli zaffiri della Thailandia (ex Siam), che quindi vengono considerati più belli dei precedenti, anche in funzione di una più netta trasparenza del materiale. Viene però ritenuto blu anche lo zaffiro più pregiato: in questo caso il colore è un compromesso tra il vero blu, e cioè quello scuro, e l’azzurro, tale da assumere la tipica tonalità vellutata definita nel commercio come “blu manto di Madonna” o “blu fiordaliso” (per il materiale che proviene, prevalentemente, dal Myanmar, ex Birmania, o dal Kashmir, in India); questa tonalità di blu deve essere naturalmente accompagnata da una buona trasparenza della pietra, affinché si abbia una trasmissione totale del colore, che non subisce quindi modificazioni dovute ad interferenze causate dalle inclusioni. Il fenomeno delle bande di colore è presente anche nello zaffiro ed è caratteristico di quello australiano, nel quale è anche possibile osservare uno spiccato pleocroismo verde-blu. Prima di affrontare lo “zaffiro azzurro”, è bene chiarire che per azzurro si intende una lievissima colorazione che si avvicina come concetto all’aggettivo “celeste”, più inconsueto nella terminologia gemmologia. Questi zaffiri sono caratteristici dello Sri Lanka (ex Ceylon) e alcuni di questi, che presentano appunto una colorazione così tenue da sembrare quasi incolori (materiale geuda), vengono trattati sia termicamente, sia con il metodo della termodiffusione…per accrescerne artificialmente il colore. Nonostante ciò l’effetto causato dal trattamento per termodiffusione (procedimento di modifica del colore che viene tuttora considerato illecito, se non dichiarato) può attenuarsi nel tempo. Lo zaffiro dello Sri Lanka può presentare anche una colorazione più intensa con tonalità violacee. Un’altra pietra blu, con sfumature vellutate simili a quelle dello zaffiro più bello, è la zoisite blu, ovvero quella gemma più nota in commercio come “tanzanite”. Questa pietra, oltre ad avere tendenzialmente una buona trasparenza, in quanto spesso priva di inclusioni, ha la caratteristica di mostrare un forte pleocroismo blu/rosso-violaceo/bruno verde, per cui evidenzia nette sfumature purpuree. Lo spinello naturale presenta fra questi due colori solo quello blu, mentre è importante ricordare che quello sintetico viene prodotto sia con colorazione blu, sia azzurra: il blu, in questa sintesi, ha una tonalità intensa, riferibile a quella tipica data dal cobalto e la trasparenza del materiale è generalmente media. L’acquamarina e il topazio, che presentano prevalentemente colorazione azzurra, possono confondersi con lo spinello sintetico azzurro, la cui trasparenza è ottima. E’ importante ricordare che tali confusioni sono possibili solo se si rimane nel campo dell’argomento che si sta trattando e cioè del colore e che, se si effettua un’analisi gemmologia non vi sono dubbi sulla natura del materiale in esame; infatti, se si prendono ad esempio l’acquamarina e lo spinello sintetico, la prima differenza rilevante è che una è birifrangente mentre l’altro è monorifrangente, senza elencare poi gli altri dati fisico-ottici discordanti. Raramente l’acquamarina, il topazio e la tormalina possono assumere tonalità decisamente blu; per le prime due gemme si può avere un azzurro molto intenso, per la terza invece un azzurro con forti dominanti grigiastre, fatta eccezione per la tormalina di Paraiba (Brasile) che può presentare anch’essa, come le più belle aqcuamarine e i più bei topazi, un colore azzurro brillante molto carico. L’acquamarina meno pregiata spesso si presenta con sfumature verdoline o verde sporco, per cui, in alcuni casi, quando la tonalità verde è un po’ più marcata, è difficile stabilire se è il caso di qualificare la gemma come smeraldo. Lo zircone invece, come lo zaffiro, può presentare sia il blu, sia l’azzurro, con varie tonalità intermedie. In questo caso, pur rimanendo il confine che divide i due colori di difficile interpretazione, si pone meno attenzione nel definire la gemma dell’uno o dell’altro colore, in quanto questa differenziazione rimane legata ad un concetto economico, per cui il valore del materiale è più o meno lo stesso, sia che si parli di zircone blu, sia di zircone azzurro.
Pietre verdi
Fra le gemme più rilevanti di colorazione verde vi sono lo smeraldo (varietà del berillo), l’hiddenite (varietà dello spodumene), il corindone v., la tormalina v., lo zircone v., la tsavorite e il demantoide (entrambe varietà del granato), l’alessandrite (varietà del crisoberillo) e il peridoto.
Per quanto riguarda lo smeraldo, è in certi casi difficile, come per lo zaffiro, stabilire il confine tra verde e azzurro, oppure tra verde e giallo. Nel primo caso infatti, quando la pietra presenta una colorazione “verde acqua di mare”, si hanno dei dubbi se attribuirla alla varietà acquamarina o a quella smeraldo. Prevale di nuovo una visione soggettiva dei colori, cercando quindi di individuare la dominante azzurra o verde che può essere, a sua volta, accompagnata da una particolare brillantezza accentuata e/o da una certa trasparenza del materiale.
Insieme ad una valutazione dell’osservatore subentrano alcune regole di ordine economico sulla reperibilità più o meno consueta di tale materiale e, inoltre, non è escluso che la stessa gemma possa venire acquistata come acquamarina scadente e rivenduta come smeraldo chiaro. In situazioni del genere ci si rimette al giudizio insindacabile di un laboratorio di analisi, la cui valutazione sarà senza dubbio soggettiva (non potrebbe essere altrimenti), ma che sarà frutto di uno standard più ampio di parametri a cui fare riferimento, se non altro presente nella memoria visiva degli analisti.
Anche nel caso del confine verde-giallo esistono gli stessi dubbi, tali da definire come berillo giallo quella gemma nella quale (considerandone le tipiche inclusioni) le tonalità gialle sembrano prevalere su quelle verdi. Nonostante ciò, il verde dello smeraldo pregiato, che per antonomasia è quello dello smeraldo colombiano, viene definito in commercio come “verde menta” o “verde bandiera” o ancora “verde erba”, ma quest’ultimo implica anche una certa percentuale di giallo presente. Per quanto riguarda appunto la tipica colorazione verde dello smeraldo, essa può avere tonalità sia giallastre, sia bluastre. Per fare un riferimento ai giacimenti di provenienza, gli smeraldi africani dello Zimbabwe, e più precisamente della Valle di Sandawana, presentano un verde con una lieve tonalità giallastra, influenza questa che rende più morbido e vellutato il colore della gemma. Va inoltre ricordato che l’aggettivo “verde”, collegato a quello “colombiano”, sta solo ad indicare il tipo di colore ideale (anche questo soggettivo) che dovrebbe avere lo smeraldo, e non che la gemma proveniente dalla Colombia sia senz’altro la migliore, in quanto, per ogni giacimento si hanno diverse qualità di materiale.
Fra le sintesi dello smeraldo, prendendo ad esempio due diverse produzioni, si nota una leggera punta di giallo in quelle Gilson, ottenute per fusione con fondente, mentre in quelle Biron, idrotermali, si osserva una lievissima dominante blu. E’ importante sottolineare che non sempre una stessa produzione mantiene lo standard delle tonalità di colore, che quindi non rimangono inalterate.
Le gradazioni di colore che evidenziano certe fluorite ricordano molto quelle degli smeraldi più pregiati. Anche nella tormalina è osservabile una colorazione simile a quella dello smeraldo, ma generalmente si hanno tonalità più cupe, riferibili al tipico “verde bottiglia” e, in alcuni casi, molto più chiare, nelle quali è possibile individuare una leggera punta di grigio-azzurro. Stesse intensità di colore della tormalina si possono constatare per il corindone e lo zircone.
L’hiddenite e la tsavorite evidenziano invece tonalità verdi-smeraldo, però tendenzialmente chiare e molte volte brillanti. Nel caso della tsavorite si possono avere lievi dominanti giallastre, mentre per il peridoto e il demantoide, queste, si manifestano nettamente; infatti molto difficilmente possono essere confusi con le altre gemme dello stesso colore.
Un caso particolare rappresenta invece l’alessandrite, il cui colore verde, alla luce bianca, appare, in alcuni casi, con dominante bluastra, mentre alla luce incandescente diventa rosso, con eventuali sfumature purpuree.
Pietre gialle
Il giallo è il colore che comprende la gamma più vasta di pietre fra le quali quelle di maggior rilievo sono: il crisoberillo, il corindone g., la tormalina g., il topazio g., il citrino (varietà del quarzo), il berillo g., lo zircone g. e l’ambra. Le tonalità di giallo più intense sono presenti nel crisoberillo, con sfumature che vanno fino al verde. Sono infatti tipiche le colorazioni giallo oro e giallo limone, ovvero quelle nelle quali il colore è totale, senza influenze cromatiche diverse. Nelle altre gemme di questo colore è più facile osservare attenuazioni della tonalità, avendo quindi come risultato gialli chiari, quasi paglierini, oppure influenze del verde, dell’arancione e del rosa-rosso. Tonalità molto intense si riescono ad ottenere, ovviamente, nella sintesi idrotermale del quarzo e in quella per fusione del corindone. Nel caso del topazio, il giallo, con una live influenza marrone-arancione brillante, dà luogo a quella colorazione “cognac” che lo rende noto nel commercio con il nome di “topazio imperiale”, da non confondere assolutamente con il citrino (quarzo), che può, a sua volta, presentare sfumature simili. Un altro colore giallo morbido è tipico di una gemma di origine organica quale l’ambra, che può inoltre manifestare tonalità rossastre, nonostante, in alcuni casi, inclusioni di tipo nebuloso ne attenuino l’intensità cromatica.
Pietre arancioni
Fra le più importanti pietre di colore arancione è possibile elencare: l’opale di fuoco, la spessartite e l’essonite (entrambe varietà del granato), il citrino (varietà del quarzo) e il corindone a.. L’opale di fuoco appare con una colorazione arancione molto marcata, ma con trasparenza media, in quanto è prevalente un’omogenea nebulosità. Di pregio non indifferente, in quanto rara, è la spessartite, nella quale il colore arancione può anche essere influenzato da una marcata tonalità rossa. Per quanto riguarda l’essonite Si possono avere sfumature giallo cannella fino ad una colorazione arancione intensa e, talvolta, lievemente rosata; la presenza della “melassa”, omogeneamente distribuita in questo materiale, ne rende inoltre torbida la trasparenza. Nel citrino, che quando presenta queste tonalità viene anche definito “quarzo rossastro”, il colore arancione non è proprio evidente in quanto vi sono componenti brunastre che rendono il materiale tendenzialmente cupo; una certa alternanza di colorazione chiaro-scura, in questa gemma, viene causata dalle bande di colore, che, quando assumono una particolare disposizione, vengono definite “manto di tigre”. Come la spessartite, anche il corindone arancione, la cui vecchia denominazione commerciale era “padparadscha”, è considerato di notevole pregio; esso presenta generalmente una brillante colorazione arancione mandarino, accompagnata da una buona trasparenza, caratteristiche queste che, unitamente alla rarità, lo rendono ricercato.
Pietre rosse e rosa
Insieme al colore rosso va considerato anche quello rosa che, pur non facendo parte dei sette colori base dello spettro, non è possibile trascurare, in quanto è sovente presente nei minerali.
Si inizia quindi ad esaminare le tonalità di rosso della pietra più importante e cioè il rubino (varietà del corindone). Anche in questo caso, come per lo zaffiro, e per lo smeraldo, ovvero quando il colore della gemma è determinante per valutarne il valore economico, vi sono difficoltà non indifferenti nello stabilire i limiti tra le diverse tonalità. Per il rubino si passa da un rosso appena percettibile, che non si definisce però rosa, ad un rosso-purpureo con spiccate tonalità violacee.
La trasparenza delle gemme può essere molto varia in questo caso e dipende prevalentemente dalla quantità di inclusioni, nonché dall’aspetto più o meno cupo di certo materiale. Come tutti sanno la colorazione più pregiata per il rubino è quella che commercialmente viene definita “sangue di piccione”, riferita al materiale proveniente dal Myanmar (ormai alquanto raro). Una simile colorazione può essere presente anche in alcuni rubini thailandesi, che evidenziano però prevalenti tonalità di rosso cupo o in quelli vietnamiti, dove si può riscontrare una considerevole influenza di tonalità bluastra.
Nel materiale proveniente dallo Sri Lanka si hanno generalmente colorazioni più tenui, con, a volte, dominanti violacee. Un vantaggio di questi rubini, che possono anche presentare un colore fucsia intenso, può essere la spiccata lucentezza del materiale, caratteristica, questa, che conferisce vivacità alla gemma.
Anche nel rubino, come in altre gemme già citate, le bande di colore possono creare interferenze dal punto di vista cromatico, originando zone alternativamente chiaro-scure. Altre inclusioni facilmente riscontrabili in questa gemma, che possono disturbare l’omogeneità della colorazione tipica, sono quelle aghiformi, il cui fitto intersecarsi può provocare il cosiddetto “effetto seta”, dai conseguenti riflessi dannosi per il materiale.
Per quanto riguarda le sintesi del rubino, si può constatare come, prendendo ad esempio alcune produzioni ottenute per fusione con fondente, nel materiale Kashan sia evidente una colorazione tendenzialmente rosso-arancione, mentre in quello Knischka si possa notare una dominante rosso-viola e, ancora, nel prodotto Ramaura un colore più vicino a quello del rubino thailandese, quindi abbastanza cupo, con presenza, talvolta, di colorazione zonata. Nella sintesi più comune e cioè la Verneuil, ottenuta per fusione, non è invece possibile rilevare altre dominanti cromatiche dato che si producono appositamente materiali con diverse tonalità per uno stesso colore.
Altre gemme di colore rosso che si confondono con il rubino, per la colorazione intensa e molto simile, sono lo spinello r. e la rubellite (varietà della tormalina). La prima pietra può raggiungere le tonalità cromatiche del più bel rubino del Myanmar, dato che il rosso è spesso molto carico e, in alcuni casi, con vivace lucentezza.
Questo risultato di colore, nello spinello, si potrebbe quasi definire impensabile visto che, essendo la pietra monorifrangente e quindi non pleocroica, contrariamente al rubino, dovrebbe presentare tonalità piuttosto spente e complessivamente meno brillanti. La rubellite invece, come il berillo rosso (molto raro), ha colorazione prevalentemente “ rosso fragola”, tranne in alcuni casi, quando particolarmente pregiata, assume tonalità di rosso intenso e omogeneamente distribuito, tale da essere paragonata ai più considerevoli rubini. Con questo colore vi sono ancora, fra le pietre più comuni, alcune varietà del granato quali il piropo, l’almandino e la rodolite. Nel primo caso abbiamo una colorazione “ rosso sangue”, generalmente molto cupa, accompagnata da una quasi opacità del materiale che rende praticamente impossibile la percezione del colore. L’almandino, la cui colorazione è rosso-violacea, e la rodolite, con un morbido rosso unito ad una lieve punta purpurea, avendo trasparenza mediamente buona possono invece assomigliare a certi rubini provenienti dallo Sri Lanka.
Il colore rosa è spesso presente nelle varietà di alcune specie mineralogiche fra le più note come: berillo, corindone, quarzo, topazio, spinello, tormalina e spodumene. Alcune di queste offrono, insieme alle delicate sfumature di un rosa pastello, un’ottima trasparenza, rendendo il materiale di qualità pregiata. Questa situazione è, più che altro, osservabile nel berillo r., la cui ex denominazione commerciale è “morganite”, nel topazio r. e nel corindone r., che può anche venire impropriamente considerato come rubino dal colore molto attenuato. Ad imitazione di queste gemme viene prodotto lo spinello sintetico, il cui colore viene appunto definito con il nome commerciale di “rosa di Francia”, denominazione, una volta, riservata all’ametista, le cui delicate sfumature, di un viola molto chiaro, tendevano al rosa. E’ opportuno precisare che, talvolta, il colore è presente in queste gemme quasi a livello di appena percettibile sensazione, per quel tanto comunque che basta a qualificarle e a classificarle.
Per quanto riguarda la tormalina r., in alcuni casi si ha una intensificazione zonata del colore, dovuta alle tipiche inclusioni liquide frastagliate che, unitamente alle fratture interne, abbastanza comuni in certo materiale, rendono disomogenea la distribuzione delle tonalità cromatiche. Anche il quarzo r. ha inclusioni simili e spesso più numerose di quelle presenti nella tormalina, che rendono addirittura il materiale traslucido, anche in conseguenza alle zone biancastre che ne interrompono la colorazione.
Lo spinello r. e lo spodumene, la cui varietà rosa è la kunzite, evidenziano invece tonalità di rosa, che possono avere intensità diverse, avvicinandosi anche al viola purpureo o meglio a quella sfumatura intermedia più conosciuta come lilla.