Mian vendita articoli da regalo a Roma
Porcellane - manifattura
Porcellana
Capodimonte, l'antica Manifattura  Manifattura di Capodimonte brevi note dalla Treccani  a cura di Francesco Mian Fabbrica di porcellane istituita nel 1739 a Napoli, con sede nel parco dell’omonima residenza costruita da Carlo III di Borbone per ospitare le collezioni d’arte ereditate da E. Farnese (ora sede de...

Capodimonte, l'antica Manifattura

capodimonte1_2014-12-15_09-42-25.jpg

 Manifattura di Capodimonte

brevi note dalla Treccani

 a cura di Francesco Mian

Fabbrica di porcellane istituita nel 1739 a Napoli, con sede nel parco dell’omonima residenza costruita da Carlo III di Borbone per ospitare le collezioni d’arte ereditate da E. Farnese (ora sede del Museo nazionale di C.). La fabbrica iniziò a produrre dal 1743 le porcellane in ‘pasta tenera’, col caolino diFuscaldo (Cosenza). Primi modellatori furono G. e S. Gricci. Alla partenza del sovrano per la Spagna (1759), la manifattura fu trasferita vicino a Madrid (officine del Buen retiro); quella napoletana fu riattivata da Ferdinando IV nella villa reale di Portici (1772), poi in Napoli stessa (1773): sono celebri i lavori di F. Tagliolini. Nel 1811 G.L. Ginori acquistò gli antichi modelli per la riproduzione dei prodotti della fabbrica, col diritto di apporvi la marca originale. Nel palazzo di C., uno splendido esempio dei lavori della manifattura è offerto dal «salotto di porcellana» di Carlo III.

 Altre brevi notizie

Quello che diede un grande impulso alla produzione di porcellane in tutti i paesi fu la scoperta del giovane e sfortunato Böttger.  
Carlo di Borbone nel 1738 sposa la 14enne Maria Amalia di Sassonia che era la nipote di Augusto il forte, colui che aveva patrocinato la prima fabbrica di porcellana dura europea. Carlo di Borbone volle avviare una produzione che fosse alla pari della famosissima porcellana di Meissen. 
Nel 1743 fece avviare i lavori per installare la prima fabbrica poco distante dal suo palazzo, sulla collina di Capodimonte: venne perciò chiamata Real Fabbrica di Porcellana di Capodimonte. Furono addetti alla fabbrica pochi artigiani specializzati: Livio Vittorio Schepers, suo figlio Gaetano Schepers e Giovanni Caselli che furono incaricati dell'impasto, lo scultore fiorentino Giuseppe Gricci venne ingaggiato come modellatore, il pittore Giuseppe Della Torre e l'intagliatore Ambrogio Di Giorgio chiudeva l'equipe artistica. 
Ovviamente furono necessari vari esperimenti per trovare la formula giusta della porcellana e quindi fu possibile avviare una produzione considerata bene presto superiore a quella francese quando vicino a Catanzaro fu scoperto un deposito di caolino. 
Rimase in attività soltanto sedici anni. Quando nel 1759 Carlo successe a Filippo V come Re di Spagna, lasciò Napoli per la Spagna e  decise di chiudere la più prestigiosa delle sue manifatture reali, quella di Capodimonte appunto, per trapiantarla nella sede del suo nuovo regno, utilizzando le già collaudate maestranze e gli impasti ceramici che tanto avevano contribuito a rendere unica la sua fabbrica della porcellana. 
Il trasloco venne organizzato con grande metodo e precisione, imbarcando su tre tartane oltre agli artefici con le loro famiglie, l’intero repertorio delle forme, i colori e tutti i materiali esistenti nei magazzini, per poter ricominciare prontamente a Madrid, nella nuova sede spagnola del Buen Retiro. L’attività interrotta a Capodimonte e il suo progetto, che materialmente venne realizzato non rispose però alle aspettative del sovrano. 
Dopo la chiusura di Capodimonte, Napoli rimase senza una fabbrica di porcellana per circa dodici anni, fin quando Ferdinando, figlio terzogenito di Carlo di Borbone e di Maria Amalia di Sassonia, raggiunta la maggiore età, decise di riaprire una manifattura dedicata alla lavorazione della porcellana secondo i più moderni criteri organizzativi. 
Maria Amalia aveva grandi speranze: avrebbe voluto che il figlio Ferdinando diventasse cardinale e forse anche erede al trono papale: affidò la sua educazione al principe di San Nicandro, un uomo molto rozzo, dai caratteri plebei; la figura di questo precettore influi' molto sul carattere del principino: Ferdinando era solito frequentare sia in gioventù che in età avanzata i lazzari e gli scugnizzi di Napoli e per questo si guadagnò l'appellativo di Re Lazzarone e Re Nasone.
Comunque, Ferdinando, successe al trono di suo padre a Napoli come Ferdinando IV, Re di Napoli dal 1759 al 1816, e in seguito col nome di Ferdinando I, Re delle due Sicilie dal 1816 al 1825. Volle avviare una nuova produzione di porcellane, cosa che fece nel 1771 nella Reggia di Portici, e successivamente nel Palazzo Reale di Napoli.
Ferdinando IV dovette però attendere la maggiore età per poter iniziare a prendere delle iniziative autonome sottraendosi al pesante controllo che il padre esercitava dalla Spagna attraverso il suo fidatissimo ministro Bernardo Tanucci che quotidianamente lo informava epistolarmente dei più minuti avvenimenti napoletani. 
Tra le prime decisioni autonome di Ferdinando vi fu appunto l'apertura di una nuova fabbrica di porcellana, i cui esperimenti iniziali vennero addirittura condotti in un ufficio in gran segreto all'insaputa del ministro Tanucci proprio per evitare che dalla Spagna giungesse un veto prima che si fossero ottenuti dei risultati. Soltanto nel 1773 quando si erano già risolti sia i problemi tecnici che quelli diplomatici con Carlo, la nuova fabbrica venne spostata a Napoli e iniziò la sua effettiva produzione. 
Nacque così la Real Fabbrica Ferdinandea le cui opere furono contrassegnate da una lettera N coronata, in colore azzurro; le porcellane Ferdinandee divennero un modello inimitabile per molte fabbriche di quel periodo; tutte cercarono d' ispirarsi sia per le decorazioni e sia per le tecniche di lavorazione a quelle porcellane. 
Il periodo di maggior splendore fu dal 1780 al 1799, ma nel 1806 Napoli venne conquistata dai Francesi. Le vicissitudini politiche, dipendenti dalle campagne napoleoniche, ancora una volta portarono alla chiusura della seconda fabbrica borbonica appunto nel 1806 in quanto questi non avevano alcun interesse a mantenere una produzione in concorrenza con la loro e vendettero le attrezzature ad imprenditori locali, tra cui Giovanni Poulard-Prad; dal 1807 al 1834, anno di chiusura totale, passò per varie mani e la produzione non ebbe mai grande risalto sia per la qualità che per le creazioni artistiche.
Al momento della chiusura molti stampi furono acquistati da una antica manifattura fiorentina in località Doccia di Castel Fiorentino creata dal Marchese Richard Ginori, questo è il motivo per il quale molte statuine e numeroso vasellame per la tavola prodotto in quel periodo appare identico a quello prodotto dall’antica Capodimonte.
Di positivo esiste il fatto che proprio in quegli anni furono creati i più belli oggetti mai prodotti a Capodimonte: statuine di grande spessore artistico, vasellame per la tavola di altissimo prestigio riconosciuto in tutto il mondo come parallelo alla grande produzione delle famose porcellane di Meissen.
la Porcellana per la Casa e sulla Tavola