TABACCHIERA
Enciclopedia Italiana (1937)
di Luigia Maria Tosi
brevi notizie
a cura di Francesco Mian
TABACCHIERA. - Piccola scatola di varia forma per tabacco da fiuto. L'uso ne risale all'inizio del '600, epoca in cui il fiutare tabacco era considerato atto di grande eleganza, che dalla corte passò alla nobiltà, e si...
TABACCHIERA
Enciclopedia Italiana (1937)
di Luigia Maria Tosi
brevi notizie
a cura di Francesco Mian
TABACCHIERA. - Piccola scatola di varia forma per tabacco da fiuto. L'uso ne risale all'inizio del '600, epoca in cui il fiutare tabacco era considerato atto di grande eleganza, che dalla corte passò alla nobiltà, e si diffuse poi fra il popolo, senza distinzione di sesso.
Trattandosi di un oggetto usato da tutte le classi sociali, varî furono i tipi di tabacchiera e i materiali che li costituirono. L'uso di donare tabacchiere ai personaggi della diplomazia, frequentissimo in Francia nel sec. XVII si estese a tutte le corti d'Europa: per cui si ebbero le cosiddette "tabacchiere diplomatiche", di uno splendore incomparabile, generalmente d'oro, cesellato o inciso, con i bordi ornati di diamanti o di smalti leggerissimi.
Nel sec. XVIII le tabacchiere ebbero forma più bassa, per accentuare le linee incurvate e lo sfaccettio delle superficie e per porre in particolare risalto gli ornati, composti spesso in delicati motivi, con intrecci di cartigli, volute, fronde, fiori, amorini; e spesso ebbero al centro del coperchio una miniatura di forma ovale o rotonda, circondata di diamanti o di perle incassate entro alveoli, come quelle del Museo delle arti e delle industrie di Vienna, di Charles Ouzille (1795) o le altre di Pierre de Beaulieu al Louvre (1771-1772), o del Krüger nel castello di Montbijou a Berlino. Le tabacchiere di questo tipo furono molto ricercate, tanto che il miniatore K.G. Klingstet (1657-1734), specializzato nel rappresentare scene erotiche, fu chiamato dal cardinale Dubois il "Raffaello delle tabacchiere" (sue tabacchiere nei musei di Monaco, di Stoccolma; nella collezione Wallace di Londra, ecc.).
Sebbene, data la diffusione delle tabacchiere, se ne facessero ovunque, bisogna ricordare in particolar modo le fabbriche di Parigi, dalle quali uscirono le più raffinate, di Ginevra (che fabbricò specialmente quelle di metallo smaltato), e di Hanau (tabacchiere d'oro e d'argento, che si diffusero soprattutto in Germania e nella Russia).
Meno conosciute sono le fabbriche italiane, alle quali dobbiamo varî esemplari di argento, di pietre dure, di porcellana, ecc., della collezione della Floridiana dì Napoli. Famosissime sono le tabacchiere di Federico il Grande, che ne ebbe una ricca collezione. Molte tabacchiere dell'epoca di Federico il Grande ebbero smalti di D. Chodowiecki, che ne rivestì interamente tutto l'esterno e anche la parte interna del coperchio con scene galanti, pastorali, mitologiche e ariosissimi paesaggi (varî esemplari nel museo di Danzica, nello Schlossmuseum di Berlino, nel museo Correr di Venezia, e in varie collezioni private italiane e straniere).
Meno preziose, ma raffinatissime di forma e di decorazione, sono le tabacchiere settecentesche di porcellana di Sèvres, di Chantilly, di Sassonia, di Capodimonte, ecc., delle quali una ricca collezione è nella Floridiana di Napoli. Dopo la splendida fioritura del sec. XVIII - che ha anche varî tipi di tartaruga con applicazioni d'argento, di madreperla, ecc., e in legni colorati e anche laccati, come quelle della Floridiana e di alcune collezioni private di Venezia - nel sec. XIX le tabacchiere si fecero più semplici e di materiale meno prezioso. Napoleone ne ebbe tuttavia di bellissime, e le elencò nel suo testamento fra le cose di maggior valore. Frequentissime furono sotto l'impero le tabacchiere con i ritratti di Napoleone (una bellissima è alla Floridiana) e dei suoi familiari, e, dopo la sua morte, quelle dette di S. Elena, perché riproducevano sul coperchio la tomba dell'imperatore. Ricordiamo ancora le tabacchiere dette "della rivoluzione", che portano sul coperchio, in avorio su fondo di ebano, i simboli della rivoluzione; quelle della Carta costituzionale, in cui sono rappresentati principi e popolo che giurano la costituzione; quelle piemontesi del Tanadei commemoranti l'invenzione del pallone aerostatico (varî esemplari in collezioni private), ecc. Ma ormai, tranne rare eccezioni, le tabacchiere si distinguevano solo per la varietà dei soggetti rappresentati, e non più per l'eleganza della forma e degli ornati. Erano opere in serie, di poco costo e di grande diffusione, di solito in legno colorato o in cartone verniciato, che portavano impresse sul coperchio stampe con gli avvenimenti del giorno. Intenti d'arte mancano anche in quelle di corno, senza alcun ornato, che si fabbricano egualmente in Italia, Francia, Spagna e Portogallo, e quelle alte e ovali, di legno di betulla, fabbricate nei dintorni di Strasburgo, spesso rivestite con fili di paglia multicolori.
Gli smalti preziosi
foto e note della Ditta F.lli Salimbeni di Firenze
a cura di Francesco Mian
Brevi cenni storici
Lo smalto per metalli, l'origine del quale è antichissima in quanto risalente agli antichi Egizi, circa 2800 anni a.C., marcia di pari passo con la storia del vetro del quale è parente assai prossimo essendo costituito da sostanze relativamente abbondanti in natura e di larga diffusione. Esso diventa però preziosissimo se manipolato dalla mano creatrice dell'artista capace di farne un tutt'uno con l'oro, l'argento, il rame ed altri numerosi metalli sui quali viene posta la polvere vitrea.
L'applicazione artistico-decorativa dello smalto si sviluppò soprattutto a Bisanzio dove si accoppiò mirabilmente con l'arte orafa; da Bisanzio si diffuse in tutto il continente europeo dove, nel Medio-Evo, vide i suoi trionfi in Georgia, in Italia ed in seguito in Francia ed in Germania. Le composizioni dello smalto sono diverse per i diversi metalli e ciò a seconda della temperatura di fusione. Per i metalli preziosi e per il rame esistono smalti che fondono tra i 650 e gli 800 gradi centigradi.Come già accennato più sopra sappiamo che fino dal III millennio a.C., in Egitto, venivano impiegati smalti già cristallizzati in due colori non solo a scopo decorativo ma anche come rivestimento interno di ambienti particolari. E' noto, tuttavia, che gli Egizi conoscevano solo la tecnica del vetro colorato , quella del cosiddetto " millefiori " e quella delle paste vitree che adoperavano per decorare i gioielli, facendo aderire i materiali al metallo mediante mastici particolari; soltanto in epoca Romana verrà introdotta in Egitto la lavorazione a caldo ma esclusivamente sulla terracotta.
In Mesopotamia, come nel caso della famosa porta di Istal, a Babilonia (età di Nabucodonosor) ed in Persia, ad esempio " sulla parete degli arcieri " di Sura, nel palazzo di Dario (oggi al museo Louvre di Parigi) si trovano testimonianze della tecnica decorativa di tipo Egiziano. Tracce di uso dello smalto si trovano anche in età successiva su alcuni anelli micenei (oggi al British Museum) trovati a Kouklia, Cipro, in una tomba del XIII sec. a.C. Soltanto molto più tardi anche se in epoca e sede imprecisata si sviluppò uno dei procedimenti più antichi, l'uso della policromia e l'inserimento di queste paste vitree in sedi (alveoli) o piccole celle formate di sottilissimi segmenti metallici applicati sul corpo dell'oggetto da decorare. Sicuramente tale tecnica nacque in oriente e si diffuse in seguito presso gli artigiani Egizi, Sciiti ed Etruschi per passare, in seguito, agli orafi Bizantini. Anche l'oreficeria Greca si avvalse della tecnica dello smalto per creare piccole figure, mentre i Romani, applicavano lo smalto (vitrum) abbastanza largamente alla loro metallurgia preziosa. Gli esemplari più ricchi, però, risultano provenire dall'area Celtica a partire dall'epoca di La Tène (V sec. a.C)

Arte Limosina-Effigie funeraria 1151-1160
Lo smalto, quindi, trovò ampio spazio di applicazione, in principio arricchendo le metodologie realizzate nel mondo Romano ed in seguito perfezionando la tecnica del "Cloisonné" con oro, e grazie agli artisti ed orafi Bizantini quest'arte si diffuse in tutta l'Europa. Il più antico oggetto con smalto "Cloisonné" di gusto e stile Bizantino, giunto fino ai nostri tempi, è il reliquario della chiesa di S. Reparata a Poitiers, reliquario risalente al VI sec. (565-575); tra il VII e l' VIII secolo la smaltatura Bizantina raggiunse altissimi livelli ma l'epoca del massimo splendore si può collocare tra il X ed il XII secolo, quando furono realizzate le placche della Pala d'Oro di S.Marco a Venezia. Altri raffinatissimi esempi di smalto Bizantino sono quelli della Stauroteca della Cattedrale di Limburgo e quelli della Corona di CostantinoMonomaco conservati nel museo nazionale di Budapest.
Mentre trionfava lo smalto Bizantino, l'arte Celtica dell'Europa continentale e delle isole Britanniche conosceva fin dal V sec. a.C. la tecnica dello "Champlevé" su bronzo. La produzione di suppellettili ornati di smalto "Champlevé" conobbe la sua epoca d'oro in concomitanza con l'epoca d'oro del "Cloisonné" nel XII secolo. In tutta Europa nel periodo tra il 1150 ed il 1250 i laboratori degli smaltatori produssero una considerevole quantità di oggetti liturgici smaltati con la tecnica delle due scuole suddette; alla fine del 1200 lo "Champlevé" fu arricchito introducendo lo smalto traslucido, l'invenzione del quale viene attribuita ad alcuni orafi Italiani anche se numerose opere si trovano in Francia e quindi i Francesi ne rivendicano la paternità. Nel XIV secolo la tecnica dello smalto traslucido ha il suo massimo splendore in Italia e precisamente a Siena anche se Parigi ritiene di essere il depositario per eccellenza. Il XV secolo conosce il tramonto delle due antiche tecniche "Cloisonné e Champlevé", mentre rimane in auge il traslucido su bassorilievo, in oro ed in argento, tecnica questa, prediletta dagli Orafi Rinascimentali e Manieristi per la smagliante decorazione policroma di preziose suppellettili come le saliere di Francesco I eseguite da Benvenuto Cellini (Kunst-Historischer Museum di Vienna) e ritenute vero capolavoro del Manierismo.
Fabergé - 1914 - Uovo di Caterina la Grande
Benvenuto Cellini appartiene a quel gruppo di Artisti Italiani e Fiamminghi legati alla storia dell'oreficeria e degli smalti d'età manieristica che, tra il 1530 ed il 1540 fondò alla Corte di Francia la scuola di Fontainebleau. Da non dimenticare gli importanti trattati dell'oreficeria e della scultura pubblicati dallo stesso Maestro Cellini a Firenze nel 1568, trattati che costituiscono la base di tutte le tecniche orafe. Tra il '500 ed il '600, grazie alle richieste aristocratiche sia laiche che Ecclesiali si ebbe una produzione grandissima sia per numero che per qualità di oggetti in metallo prezioso e smalti multicolori; tutte le case regnanti fecero a gara per ottenere suppellettili di grande valore artistico, dalla Corte di Vienna alla Sassonia, dai Reali di Francia ai Reali Spagnoli, dagli Zar di Russia alle grandi Famiglie Fiorentine compresa, per eccellenza, quella dei Medici.
Questo successo continuò fino a tutto il XVIII secolo con lo sviluppo di altre tecniche quali lo "smalto dipinto" su rame, e la pittura monocroma in bianco e nero detta "grisaille" fino a giungere al previsto collasso! In seguito prese piede la tecnica della miniatura su smalto che ebbe immediatamente un travolgente successo presso tutte le più importanti famiglie europee ma soprattutto in Russia dove gli Zar avevano un potere sconosciuto alle altre nazioni. Proprio in questa parte d'Europa e precisamente a San Pietroburgo, un Francese, Peter Carl Fabergé (1846/1920), grande orafo e smaltatore, figlio di Gustav Fabergé, fondò una delle più grandi aziende orafe del tempo arrivando ad avere centinaia di dipendenti e filiali anche a Mosca, Odessa, Kiev e Londra. La dinastia dei Fabergé e la loro potenza, data anche dalla vicinanza della famiglia dello Zar Nicola II Romanoff finì nel 1918 con la fuga in Svizzera a causa della rivoluzione proletaria.
Liberty Art Nouveau Inglese Decò
Finito il XIX secolo ed iniziato il XX con la trasformazione radicale delle società, con il declino delle grandi Monarchie e con loro anche le grandi corti aristocratiche, sia i Francesi che gli Inglesi conferirono nuovi impulsi all'arte dello smalto riproducendo sopra i loro oggetti più o meno preziosi la sinuosità delle linee del "Liberty" la struttura geometrica " dell'Art-decò " e le figure "dell'Art-nouveau".
La Tecnica dello Smalto
L'origine della parola smalto non è univoca; c'è chi la vuole derivata dal sostantivo maschile fràncone "smalt", chi invece la vuole derivante dal tedesco medioevale "schmel-zen" (fondere); questa parola tedesca sembra adattarsi meglio della prima, infatti, "smalto" sta ad indicare il rivestimento vetroso con o senza aggiunta di ossidi coloranti od opacizzanti applicato per fusione su manufatti ceramici o metallici.
Dal punto di vista chimico-mineralogico lo smalto si presenta come una sostanza di natura vetrosa costituita da una miscela di silicati, potassio, silice, soda, minio, quarzo, feldspato, borace, e minerali fosfatici. Il colore dipende dalla percentuale di ossidi metallici aggiunti. La preparazione del materiale viene fatta in forni diffusori con temperature che vanno dai 600° ai 1000° gradi centigradi; segue un brusco raffreddamento in acqua ed una conseguente macinatura "fritta".Alla "fritta" vengono aggiunti gli ossidi di metallo per la colorazione, segue un lungo lavaggio con acqua distillata ed una nuova fusione con conseguente colaggio in staffe per la conservazione in blocchi. Prima dell'uso il blocco deve essere nuovamente macinato finemente e lavato con acqua distillata.
Esistono circa 700 colori di smalto, ma con la tecnica della stratificazione dei diversi colori, si possono ottenere infinite combinazioni.
Glossario
- Cloisonné: Smalto di diversi colori separati da un reticolo metallico (Cloison) applicato su un primo strato di smalto generalmente bianco. Cloison: Alveoli costituiti da filetti in metallo saldati ad una superficie metallica; in questi alveoli vengono inseriti i materiali di decorazione come pietre dure, vetro, smalto o altro. Champlevé: La lastra da smaltare viene scavata lasciando il bordino leggermente obliquo e ricoperta con smalti di diverso colore. Basse-Taille (bassorilievo): Sofisticata tecnica di decorazione a smalto derivata dallo "Champlevè". Smalto traslucido applicato sul disegno sottostante (incisione, guilloché). Guilloché: Incisione che mediante intrecci di righe dritte ed ondulate crea numerosi disegni. En ronde bosse: Smalto applicato su sbalzi (statuette o altro) a tutto tondo. Grisailles: Miniatura monocroma (inizialmente solo di colore grigio, da cui il nome) basata su varie tonalità di uno stesso colore con effetti di chiaroscuro e rilievo. Miniatura a smalto: Tecnica messa apunto in Francia nella prima metà del XVII secolo derivata dalla pittura a smalto; si applicava uno smalto bianco o, comunque, chiaro, sul quale si riproduceva sempre a smalto il soggetto desiderato. Pittura a smalto: tecnica sviluppatasi nel XV secolo, su un supporto di metallo, in genere rame, si applicava uno strato di smalto in polvere che, scaldato, si fondeva creando la base per dipingere. Paillons: Pagliuzze d'oro puro sottilissime disposte tra due strati di smalto. Pliqué à jour o cattredale o filigrana: Smalto cloisonné senza l'appoggio di fondo, lo smalto è sorretto soltanto dai cloisons laterali. Millefiori: Tipo di vetro; Si ottiene con la fusione di verghe di vetro di colore diverso tagliato in sezione.